È trascorso ormai un intero anno da quando l’arrivo improvviso del Covid-19 ha stravolto le nostre abitudini in maniera perentoria, modificando inflessibilmente il nostro modo di relazionarci alla vita quotidiana, ai nostri familiari ed amici, al nostro lavoro. E se vero che l’essere umano è per natura restio ai cambiamenti e che se proprio deve fronteggiarli favorisce un processo lento, ragionato, lento, ragionato, e più che mai confortevole e graduale, è altrettanto vero che nella specifica occasione l’impatto della pandemia è stato immediato e capovolgente (il termine “ondata” in questo caso è più che mai azzeccato).Da un giorno all’altro l’impiegato italiano è stato catapultato nel favoloso mondo dello smart working (o lavoro agile, per dirla nella lingua di Dante), realtà già profondamente consolidata in altri paesi europei ma ancora agli arbori nel bel paese, regalando così ad aziende e lavoratori, a tesorieri e tesorerie, dei gustosi grattacapi da risolvere o quantomeno arginare quasi istantaneamente.
Digitalizzazione – Se in termini generali il maggior ostacolo è stato lo scarso livello di digitalizzazione e tecnologia riscontrato nella maggior parte delle aziende (mancanza di notebook per dipendenti, assenza di collegamento telefonico digitale, ecc.) e la superata idea di produttività poco focalizzata sugli obiettivi comuni e molto di più sulle ore lavorate (rendendo quindi difficoltoso il controllo della produttività dei collaboratori), i CFO mai come in quest’occasione hanno potuto realizzare l’importanza di un sistema di tesoreria digitale ed integrato. Poter gestire centralmente e “paper free” tutta l’operatività, dai pagamenti agli incassi, dalla prima nota banca alla programmazione finanziaria, dalle fidejussioni ai finanziamenti ecc., regala alla tesoreria l’affidabilità del dato, la visione (quasi) real time della situazione finanziaria, la possibilità di gestire flussi autorizzativi anche complessi ed il rispetto delle procedure da parte di tutte le figure aziendali coinvolte. Essenziale il ruolo assunto dall’archivio documentale digitale, che permette alle tesorerie di disporre in ogni momento di tutta la documentazione fondamentale per la propria attività.
Procedure – Se da quanto fin qui analizzato appare evidente la necessità di dotarsi di una tesoreria digitale, resta imprescindibile la presenza di una dettagliata “policy di tesoreria”, serie di procedure atte ad identificare le azioni di competenza della stessa, definirne gli attori e le responsabilità, i tempi e le modalità operative nel rispetto delle normative vigenti. Non può infatti esistere una tesoreria digitale non supportata da una sana e chiara policy interna, mentre il contrario è certamente sostenibile (anche se abbiamo capito essere quantomeno sconsigliato).
Banche ed istituti finanziari – Anche le banche e gli istituti finanziari, come le aziende, hanno dovuto abbattere le barriere tecnologiche ed organizzative già esposte, garantendo comunque un supporto ai proprio clienti da remoto. In questo caso riaffiora il legame con il documento cartaceo come limite all’efficienza e all’immediatezza degli scambi tra istituto e azienda. Solo i maggiori istituti nazionali sono pronti ad accettare la firma digitale come strumento autorizzativo definitivo e la PEC come sistema di interscambio documentale riconosciuto, nella maggior parte dei casi i documenti devono ancora essere siglati fisicamente dal soggetto detenente potere di firma ed inviato in originale. In termini organizzativi, più che mai in tempi di lockdown, anche solo reperire una firma su carta può rivelarsi un tema, specie nei tempi stretti che spesso sono richiesti alla tesoreria. Gli istituti hanno dovuto mostrare una notevole elasticità per arginare le problematiche straordinarie emerse durante il 2020 e stanno rivedendo le proprie politiche interne per rispondere quanto prima “presente” all’appello delle aziende, che necessitano oggi più che mai di elasticità e informatizzazione.Non è un caso se gli investimenti maggiori del settore sono proprio nella digitalizzazione:le Fintech spopolano sul mercato in quanto la tesoreria necessita sempre più di poter gestire l’operatività autonomamente e puntualmente, la figura del gestore si sta invece sempre più evolvendo verso una posizione di consulenza strategica di sostegno agli obiettivi che il cliente gli sottopone. Emerge che i gestori più apprezzati dai manager in ambito finanziario sono proprio quelli più presenti e con i quali il confronto professionale, anche non finalizzato esclusivamente alla chiusura della specifica operazione, è costante e proficuo.Anche per questo motivo l’utilizzo della videoconferenza è stata prepotentemente sdoganato e rappresenta già uno strumento fondamentale per i rapporti tra istituti ed aziende.
Nulla di nuovo – Certamente queste sono tematiche già note ai più ma forse troppo spesso nascoste sotto al tappeto della quotidianità.Il Covid-19 ha messo in ginocchio numerose società più o meno strutturate ma, se vogliamo trovargli un merito, è proprio quello di aver portato energicamente a galla problematiche di arretratezza digitale e di natura organizzativa, consegnando così alle realtà più reattive e dinamiche degli spunti di miglioramento rilevanti e soprattutto l’input definitivo a metterli in atto nell’immediato, senza cadere per l’ennesima volta nel processo di cambiamento lento, ragionato, lento, ragionato, e più che mai confortevole e graduale che troppo spesso ha caratterizzato la nostra cultura nazionale.
