La pandemia da COVID-19 ha affermato un nuovo modo di lavorare e di concepire il lavoro. Abbiamo subito cercato di denominarlo in diversi modi e con diverse sfumature; smart working, working from home, remote working, al fine di sentirci più al sicuro, per cercare di delineare e delimitare un cambiamento a cui non eravamo abituati e che ci ha messo in difficoltà operativamente e psicologicamente. I nostri schemi e le nostre abitudini quotidiane sono cambiati radicalmente da un giorno all’altro e la vita privata e lavorativa, prima distinti dal tragitto fino a lavoro o dall’ufficio, si sono sovrapposti facendo emergere dentro di noi delle domande sulle priorità della nostra esistenza e sul modo in cui vogliamo vivere e lavorare. Il processo di cambiamento non ha toccato solamente il luogo in cui l’attività lavorativa viene svolta, ma porta con se anche un nuovo stile di leadership basato sulla gentilezza e sulla fiducia; quest’ultima caratteristica imprescindibile per lo smart working. Molti Managers abituati ad avere tutti i collaboratori a portata di occhio si sono dovuti evolvere e mettere al primo posto la persona con le sue necessità cercando di far venir meno quel binomio capo – sottoposto a favore di un modello che si indirizza verso un’imprenditorialità individuale orizzontale basata sulla fiducia e la delega per un obiettivo comune e condiviso. Cosi come i dipendenti devo concepire un nuovo modello operativo, basato sulla flessibilità e fiducia in entrambe le direzioni.
Questo cambiamento, ancora in corso, è stato reso possibile e sostenibile soprattutto grazie alle tecnologie che in molti casi già avevamo a disposizione ma che facevamo fatica a contestualizzare nel binomio casa ufficio. La pandemia ha forzato le aziende anche di piccola dimensione ad investire e credere nella digitalizzazione. D’altronde i cambiamenti dovuti a circostanze legate a fattori prettamente esterni hanno spesso portato allo sviluppo di nuove tecnologie per poter superare determinati limiti o difficoltà. Un esempio di come questo in realtà sia già accaduto in passato può essere quello della telescrivente la quale ebbe un ruolo centrale in un mondo che procedeva a passo svelto verso la globalizzazione in cui si rendeva sempre più necessario un passaggio di dati e informazioni a distanza. Come ogni nuova tecnologia, non solo ha funzionato da apripista per ulteriori applicazioni e nuove idee, ad esempio l’ingente presenza del personal computer negli uffici amministrativi a partire dalla fine degli anni ’80, ma ha anche incontrato delle resistenze fisiologiche. Non è un segreto infatti che molti dirigenti negli anni ’70, ’80 e ’90 non ritenevano particolarmente affidabile la telescrivente in quanto comportava una dematerializzazione del dato che pur essendo stampato ormai bypassava il processo amanuense. Così anche il personal computer veniva spesso considerato “troppo costoso” e “troppo complesso” per poter essere utilizzato nella facilitazione dell’operatività giornaliera quando era possibile sbrigare alcune pratiche ancora manualmente e più velocemente.
Questa spinta tecnologica verso la digitalizzazione accelerata dalla pandemia ha investito anche l’Area della Tesoreria. Se prima il Tesoriere era chiamato ad operare in un contesto ad elevata manualità, oggi, grazie agli strumenti di Cash Management e Trade Finance, si è avuta un’ evoluzione tecnologica che ha trasformato le Tesorerie in vere e proprie Payments Factory digitali. Nonostante siano molte le aree dove sta avvenendo un’evoluzione, possiamo identificare tre prevalenti aree dove stanno avvenendo i principali cambiamenti. La prima riguarda i sistemi di Treasury Management con la relativa connettività bancaria, la seconda riguardante i Cash Flow Forecast ed infine la terza ovvero l’area delle riconciliazioni delle movimentazioni legata all’integrazione con i Treasury Management System. È d’obbligo evidenziare che se da un lato questa evoluzione ha permesso di gestire la Tesoreria aziendale con una maggiore efficienza anche da remoto, dall’altro questa spinta tecnologica ha portato la Tesoreria ad essere maggiormente esposta ad attacchi informatici. Infatti se prendiamo in considerazione i rapporti dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica emerge come gli attacchi informatici siano in netto aumento con perdite che si aggirano intorno ai 17 miliardi di euro nel 2020. Questo richiede che il Tesoriere si doti di strumenti che aumentino la sicurezza della Tesoreria al fine di neutralizzare qualsiasi minaccia. In particolare è necessario che vengano implementati dei processi interni strutturati che prevedano le separazioni dei ruoli con controlli multipli di processo. Dalla nostra esperienza risultano essere molto utili anche le call back, soprattutto quando si riscontrano richieste insolite ricevute dall’esterno e la segretezza delle password oltre il relativo aggiornamento periodico. Inoltre, risulta anche efficace salvare tutti i file sensibili sui server aziendali criptati in modo da aumentare la difficoltà di intrusione esterna. Nonostante la digitalizzazione della tesoreria, spinta anche dallo Smart Working, l’abbia esposta a minacce esterne riteniamo che le opportunità create siano maggiori e si identificano non solo nell’ambito della Tesoreria stessa ma anche dell’Azienda in generale oltre che sul lato ambientale.
Soprattutto considerando quest’ultimo aspetto, possiamo affermare che lo Smart Working ha un impatto economico su diversi fronti: quello energetico in quanto determinati consumi ed emissioni si sono ridotti; quello logistico in quanto le città si sono ritrovate improvvisamente svuotate e decongestionate (anche se si è notato che il Global Re-opening si è già riposizionato vicino ai livelli pre pandemia ma comunque con una riduzione) . Il Real Estate è una voce di costo che molte aziende stanno riconsiderando, non perché non sia più necessario avere degli uffici fisici ma perché è più conveniente passare a delle strutture modulari di ufficio nelle quali si paga ciò che si utilizza. Anche le assunzioni e i salari medi subiranno degli assestamenti in quanto molte posizioni tecniche, come quelle di Tesoreria, possono essere ricoperte non necessariamente dall’Headquarter in cui è centralizzata l’operatività aziendale.
È obbligatorio sottolineare come lo Smart Working abbia anche limitato fortemente i rapporti umani in fase pandemica per via del distanziamento. C’è stata quindi una dematerializzazione forzata che ha prodotto esperienze percepite non sempre positive e psicologicamente anche pesanti in quanto ci si è ritrovati spesso soli e senza possibilità di staccarsi dai terminali. Grazie alle riaperture però c’è la possibilità di utilizzare lo Smart Working come un’opportunità che grazie alla flessibilità e alla possibilità di scelta tra casa e ufficio potrà mantenere i rapporti umani in senso stretto, armonizzare il work life balance e rinforzare la mobilità sociale la quale è da tempo immemore un anello debole nella nostra società. Il cambiamento è iniziato e pensare di tornare indietro è impossibile. Dobbiamo fare uno sforzo congiunto (azienda/dipendente) cercando di capire che con la pandemia si è affermato un nuovo modo di concepire il lavoro rispetto alle modalità in cui veniva svolto precedentemente. Il cambiamento è ancora in atto e pensare di arrestarlo risulterebbe impossibile oltre che controproducente.