Non è certamente la prima volta che Banca d’Italia si occupa della correlazione fra Covid-19 ed insolvenze per le imprese italiane. Già lo scorso anno, più o meno di questi tempi, apparve una Nota di B.I. datata 27 gennaio 2021*: in estrema sintesi, tralasciando le considerazioni quantitative sui dati analizzati, il punto fondamentale dello studio era costituito dalla tesi secondo cui le varie misure di sostegno introdotte dal Governo avrebbero potuto compensare la correlazione, empiricamente da sempre rilevata, tra shock negativi del PIL ed aumento delle insolvenze. Ed in effetti i dati allora esistenti ed analizzati erano del tutto compatibili con tale tesi.
La recente nota di Banca d’Italia dello scorso 22.01.2022** permette di fatto una verifica su un più ampio lasso di tempo e con dati maggiormente consolidati.
Il risultato dell’analisi è la conferma che il numero dei fallimenti nel 2020 è stato inferiore del 33% rispetto al 2019 così come il numero delle uscite dal mercato nel 2020 è stato del 27% inferiore rispetto all’anno precedente. I dati parziali del 2021 indicano parimenti che il numero dei fallimenti sarà probabilmente inferiore rispetto ai fallimenti del 2019.
Lo studio individua una correlazione tra fallimenti, ed uscite dal mercato, e misure eccezionali a supporto dell’economia: da un lato la sospensione –temporanea- delle istanze di fallimento, dall’altra le misure di sostegno alle imprese introdotte dal governo. Queste ultime misure in particolare vengono ricondotte a tre macro aree: la moratoria sul rimborso dei prestiti, le garanzie pubbliche sui nuovi prestiti nonché i contributi a fondo perduto.
L’analisi permette di apprezzare un altro aspetto interessante: l’evoluzione dei fallimenti e delle uscite dal mercato è molto simile fra i vari settori, nonostante l’impatto della pandemia sia risultato molto diverso fra i comparti. Tale risultato è del tutto compatibile col fatto che le misure di sostegno introdotto sono state differenti a seconda dei settori, di fatto rimodulate proporzionalmente allo shock subito.
Possiamo quindi affermare che anche l’ultimo studio di Banca d’Italia riconosca il ruolo fondamentale delle misure adottate dal Governo, in concerto con gli altri paesi europei, al fine di minimizzare l’impatto negativo della riduzione del PIL sui fallimenti e le uscite di mercato delle imprese.
Si pongono però ora vari interrogativi sull’evoluzione delle stesse variabili nel prossimo futuro.
Innanzi tutto viene da chiedersi se e quante imprese siano riuscite a restare sul mercato proprio grazie a queste misure, indipendentemente dallo scoppio della pandemia. In altri termini: vi sono aziende che senza l’introduzione di tali misure sarebbero state comunque espulse dal mercato anche senza pandemia?
Sul punto si è molto discusso nel corso del 2020. Lo stesso studio di Banca d’Italia del gennaio 2020 ha ipotizzato circa 3700 “fallimenti mancanti”.
Anche per il 2021 le insolvenze sembrerebbero moderate, probabilmente inferiori ai livelli del 2019, compresi i così detti “fallimenti mancanti”.
Quali sono stati quindi i driver che hanno portato a questi risultati? Ed inoltre: per il prossimo futuro, quali condizioni potranno verificarsi?
Il primo punto da prendere in considerazione è senz’altro la correlazione fra PIL ed insolvenze: una forte crescita potrebbe avere, ed avere avuto, un effetto positivo tale da ridurre non solo il numero di insolvenze in generale ma anche di raffreddare le insolvenze “mancanti” legate all’ultimo biennio. Ma basteranno l’incremento del PIL 2021 di ca. il 6,5% ed i valori comunque robusti attesi per il prossimo biennio? Difficile a dirsi, anche perché vi sono importanti variabili che potrebbero di molto penalizzare le aziende.
Il marcato incremento del costo delle materie prime, in particolare di quelle energetiche, rappresenta infatti un secondo importantissimo elemento. Secondo un recentissimo studio della Cgia di Mestre*** il costo della bolletta elettrica è raddoppiato negli ultimi tre anni. Nello scorso mese di dicembre il prezzo medio dell’energia è passato da un valore medio di 125,5 € per MWH nel 2021 ad un valore di 281 € per MWH. Ma non è solo la luce elettrica in forte crescita: l’aumento di prezzo rilevato per il gas è pari a +346% nel secondo semestre 2021. A questo si aggiunga che il medesimo studio valuta in solo il 6% il tasso di copertura delle misure ad oggi varate dal Governo per ridurre l’effetto degli aumenti energetici.
In questo potenzialmente complicato quadro bisogna anche valutare un terzo fattore, ovvero l’effetto delle misure di sostegno all’economia introdotte dal Decreto Legge Cura Italia nella primavera 2020, non più rinnovate al 31.12.2021. Un recente studio di Unimpresa**** stima in 700.000 le aziende a rischio insolvenza a seguito del venire meno della moratoria sui prestiti. Si aggiunga che nel prossimo mese di giugno verrà meno anche l’efficacia delle garanzie pubbliche sui nuovi finanziamenti.
È quindi un futuro a chiaroscuri quello che si delinea per il prossimo futuro, con le imprese che dovranno probabilmente non solo abituarsi a gestire evoluzioni economiche e rischi “prevedibili” ma anche shock esterni che sempre più si abbattono sui mercati in modo inatteso ed improvviso. Vi saranno aziende che riusciranno a cogliere delle forti opportunità da una situazione così fluida, ma probabilmente maggiore sarà il numero delle aziende che andranno incontro a difficoltà crescenti. Particolarmente poi se le condizioni d’accesso al finanziamento bancario cambiassero: la forte spinta inflazionistica è potenzialmente dietro la porta. Abbandoneremo un periodo di prezzi stabili e tassi di interesse negativi? Torneremo agli anni 90 con inflazione e tassi di interessi elevati? Se così fosse, il facile accesso al credito non basterebbe più a compensare problemi reali o comunque industriali.
*Fallimenti d’Impresa in Epoca Covid , a cura di Silvia Giacomelli, Sauro Mocetti, Giacomo Rodano, Banca d’Italia Eurosistema
**L’impatto del Covid-19 sui fallimenti e le uscite dal mercato delle imprese italiane, a cura di Tommaso Orlando e Giacomo Rodano, Banda d’Italia Eurosistema
***Ufficio Studi CGIA Gennaio 2022
****Unimpresa, Gennaio 2022