Nella nostra costante ricerca di nuove opportunità, ci permettiamo di riportare quanto ci ha riferito il Dott.Marco Ghelli, ideatore del Metodo SmartBonus e dello strumento del welfare dipendenti by Influence Bonuses.
Premialità, lealtà e fidelizzazione sono obiettivi ormai imprescindibili per le aziende in un momento in cui la volontà di cambiare lavoro è elevata. D’altra parte, la questione dei beneficiari del bonus fiscale che hanno esaurito la capacità impositiva delle banche per assorbire i bonus e cercano spazio altrove, sembra essere un’opportunità da cogliere al volo.
In questo intreccio di esigenze si può trovare l’interessante possibilità di utilizzare la finanza acquistando bonus fiscali. Tale occasione è tuttavia limitata nelle aziende dalla sfiducia nell’ origine del bonus, dalla difficoltà di interpretazione della legge, dalla velocità dei suoi cambiamenti e dalla reputazione del cedente. Ignorare tale opportunità andrebbe a costituire un’occasione persa a discapito dell’azienda, in quanto comporterebbe un’incongruenza con le politiche ESG nella trasformazione del patrimonio edilizio. Un quesito importante da porsi è dunque quello sull’ eventuale presenza di uno spazio in grado di consentire un approccio diverso e innovativo da quello meramente negazionista presente oggi.
In linea con quanto sopracitato, abbiamo deciso di approfondire questo argomento con il Dott. Marco Ghelli, nonché commercialista, fiscalista ed esperto conoscitore della tematica dei bonus, che ha sviluppato il Metodo SmartBonus utilizzando i relativi software per gestire la fase amministrativa dei bonus.
Ciò che sorge spontaneo domandarci è la motivazione per la quale le società faticano ad investire sui bonus.
La causa principale è dettata dal timore di acquistare bonus non validamente generati. In realtà l’evoluzione normativa va nella giusta direzione, chiarendo che acquirente e venditore sono responsabili solo in caso di dolo o colpa grave. L’ agenzia cita anche casi di colpa grave dove la negligenza non è grave ma gravissima e rasenta l’inspiegabile. Tuttavia in questo contesto incoraggiante va segnalata la posizione giudiziaria in merito alla sequestrabilità dei bonus derivanti da attività criminose. In questo contesto va precisato che si tratta di condanne scaturite da determinati eventi come ad esempio casi di colossali truffe plurimilionari, realizzate su bonus diversi dal superbonus 110, bonus che costituivano reato, senza analisi di congruità dei prezzi e soprattutto maturati solo su acconti senza opere, carta su carta. Il rapidissimo sviluppo del diritto e della giurisprudenza ha completamente sostituito questi scenari.
In questo nuovo quadro di responsabilità per il cessionario l’elemento chiave diventa la conoscenza del cedente, inoltre è necessaria una procedura di controllo amplificata per evitare gravi negligenze. Aggiungiamo infine che i prezzi di acquisto devono sempre essere prezzi di mercato e che le imprese non possono svolgere attività finanziarie con il pubblico. Dai tanti bonifici che abbiamo osservato, abbiamo riscontrato che un buon donatore per un’azienda, magari con formula pro-soluto, è un proprio dipendente, ed è meglio se tutto è impacchettato nell’ambito di un’operazione welfare, in questo modo si inserisce l’idea welfare sul bonus dei dipendenti.
L’idea si articola in tal maniera: l’impresa mette a disposizione un certo plafond, e si rende solo garante in ultima istanza dell’acquisto di bonus maturati sugli interventi realizzati sulle abitazioni dei dipendenti, collaboratori continuativi, amministratori e ,se del caso, anche soci.
A questo punto il socio che sa di necessitare della cessione dei bonus in quanto fiscalmente incapiente, inizia serenamente la sua operazione immobiliare e genera il bonus che poi cercherà di vendere al meglio sul mercato. Al momento per i privati, chiuse banche e poste, il miglior mercato è costituito solo dagli amici e dai parenti che, in ogni caso, alla maturazione dei bonus, potranno essere sostituiti anche dall’impresa sua datrice di lavoro. Essendo opzione, l’impresa può fare la sua offerta in termini di prezzo, mediando tra le esigenze di buona vendita del dipendente e di buon acquisto della stessa, spostando l’asticella entro margini ragionevoli in funzione dell’obiettivo che sta perseguendo.
Perché dunque per i dipendenti questa possibilità è considerata di grande valore?
Vi sono ormai troppi episodi di proprietari di abitazioni che hanno iniziato i lavori per mezzo di bonus che poi all’ultimo minuto vengono rifiutati da un potenziale acquirente, oppure si sono visti rifiutare l’acquisto per colpa dei loro advisor a volte un po’ frivoli che si rifiutano di procedere con l’acquisto. In questo scenario l’azienda datrice di lavoro, acquirente di ultima istanza, con advisor facilmente contattabile, talvolta professionista stesso dell’azienda, rappresenta con il bonus una preziosa assicurazione di tranquillità per il dipendente che intraprende la ristrutturazione. Il tutto, retrospettivamente gratuito per la società offerente. Basti provare a pensare a cosa voglia dire per un dipendente cedere il bonus con una procedura senza sorprese al proprio datore di lavoro, con iter semplice e soprattutto velocissimo. D’altra parte, è di fondamentale importanza come la velocità ridia un senso ai SAL. Non è necessario spiegare ai Tesorieri che i SAL, che permettono di anticipare la monetizzazione dei bonus, sono utili in quanto reintegrano rapidamente le disponibilità dei fondi. Se le procedure di cessione dei SAL, come sempre accade oggi, durano diversi mesi, finiscono per svilire l’importanza dei SAL stesso.
Per avere questa velocità può essere utile adottare soluzioni informatiche in piattaforma, che non siano solo un raccoglitore di documenti e auto-dichiarazioni come oggi accade, ma anche uno strumento di gestione della parte amministrativa dei bonus.
Attraverso tali soluzioni congiunte alla proposta creata dal Dott. Ghelli, ormai ben consolidata, l’advisor entra subito nel cuore dell’iniziativa ovvero il quadro economico che parla il linguaggio del bonus. Questo permette di avere asseverazioni e visti al SAL velocissimi, il che comporta un tempo necessario limitato a pochi giorni, e non più svariati mesi.
C’è anche il dubbio che acquistare bonus significhi peggiorare la PFN, ma a tal proposito va considerata la cedibilità del bonus. Inoltre, nonostante le banche dicono di avere esaurito il plafond, va considerata l’esistenza di istituti che, valori permettendo, possono acquistare i bonus a patto che l’azienda si impegni a riacquistare le rate a scadenza tramite un’operazione back to back. Bisogna notoriamente prestare attenzione al bilancio, ma l’operazione funziona. Tanto il pricing quanto i costi di managing e controllo dell’intera iniziativa vengono riflessi sul prezzo d’acquisto offerto; per questa ragione l’operazione si presenta a costo zero. Dal punto di vista fiscale, tarando correttamente il prezzo si realizza qualcosa che oggettivamente è un benefit, ma non è tassabile.
In sintesi la procedura da attuare è la seguente: richiedere innanzitutto alle aziende la disponibilità di enti facenti parte dell’amministrazione o dell’ufficio HR; successivamente s’imposta la procedura con la modulistica e la contrattualistica, creando un annuncio in bacheca e tenendo conto di pricing trimestrale, contabilizzazioni, comunicazioni, un certo tipo di verifiche, etc…
In questi ambiti il fatto di realizzare qualcosa che impatta favorevolmente sul benessere territoriale (economia delle imprese del territorio e estetica) rende l’operazione estremamente opportuna, quasi doverosa.
A chiusura dell’intervista il Dott. Ghelli ci ha raccontato la grande soddisfazione sui dipendenti che gli è stata riferita dai responsabili HR colpiti dal rapporto impatto/costi dell’iniziativa e ha notato anche una maggiore sensibilità sul tema ESG, in quanto l’azienda con questa operazione contribuisce alla realizzazione di un intervento che incide anche su l’emissione della CO2 delle abitazioni.