FED E BCE ALZANO ANCORA I TASSI A LUGLIO

Wlademir Biasia – WB Advisor

Nel meeting di luglio le due principali banche centrali non disattendono le attese sul rialzo da tempo annunciato.

La striscia di dati negativi prodotti in Eurozona negli ultimi mesi, PMI regressivi, indice Ifo debole, calo della domanda di nuovi prestiti bancari, standard di concessione dei prestiti più severi, hanno comunque lasciato il segno nelle decisioni della BCE. Tuttavia nel Consiglio di luglio, il Board non poteva venir meno all’impegno assunto a giugno sull’aumento dei tassi,  ma a nostro avviso, nell’inconfessabile sfera personale,  più di qualcuno avrebbe votato contro ad un ulteriore incremento! E’ possibile che nell’intimo immaginario avesse fatto capolino la figura di Trichet, passato alla storia per la decisione di alzare i tassi alla vigilia della crisi del 2008, quando il 3 luglio Jean-Claude Trichet, allora presidente della Banca centrale europea, aumentò i tassi d’interesse al 4,25 per cento, il massimo da sei anni. Il rialzo fu motivato con l’aumento dell’inflazione, che nell’Eurozona aveva raggiunto il 4 per cento trainata soprattutto dall’energia.  L’analogia dei tempi è straordinaria!

Il rischio che la BCE sia troppo compiacente sull’impatto economico delle sue stesse misure politiche è molto elevato.

Non è un caso se nel comunicato rilasciato alla conclusione del meeting, il Board dichiara che le prossime scelte seguiranno un approccio guidato dai dati nel determinare – livello e durata adeguati della restrizione –.

In altri termini l’attuale congiuntura potrebbe suggerire in futuro di limitare ulteriori inasprimenti della politica monetaria.

Mentre Christine Lagarde esponeva in conferenza stampa le decisioni deliberate, il Conference Board pubblicava il dato preliminare sull’andamento del GDP relativo al IIQ negli Statti Uniti. Il dato è risultato superiore alle attese: 2,4 contro 1,7%. Jerome Powell nella conferenza stampa di mercoledì sera, a conclusione del Fomc, aveva dichiarato di mantenere una linea, pur sempre nel confronto con i dati, ancora di segno ristrettivo senza escludere a priori ulteriori rialzi.

Nella sintesi dei due consigli l’eur usd è sceso sino a collaudare il range che avevamo fissato come ipotesi di verifica sulla ripresa del dollaro: 1,10 – 1,090 con il contestuale contenimento delle reazioni positive sull’euro sotto quota 1,1150.

Il segno lasciato dai due consigli ribalta le posizioni delle rispettive linee di policy: la Fed torna ad essere più hawkish della BCE.

Pensiamo che nella distinzione dei due diversi atteggiamenti si possa leggere un potenziale nuovo ritorno di interesse per il dollaro. La chiusura del cambio eur usd per il mese di luglio si sta formando attorno ad area 1,10, ovvero ad un livello inferiore al pivot point che avevamo fissato in prossimità di area 1,11. Ciò potrebbe riportare, come scritto, un ritorno degli acquisti di dollari. Nella diretta streaming, INSIDE CENTRAL BANK, che abbiamo tenuto in chiusura della conferenza stampa di Christine Lagarde, avevamo proiettato il cambio in direzione di area 1,0880 & 1,0725 nel brevissimo termine.

Le reazioni di quest’ultima sessione di luglio confermano la nostra view. Ci aspettiamo un breakout di area 1,09/1,0880 e l’apertura di una fase contrassegnata da nuovi acquisti di dollari.

 

Quali saranno i dati che potranno influenzare le prossime mosse delle banche centrali?

PMI manifatturiero e dei servizi a livello mondiale

Dopo la pubblicazione dei dati PMI flash di luglio, le banche centrali osserveranno con attenzione la verifica dei sondaggi effettivi nonché gli sviluppi che saranno pubblicati ad agosto e soprattutto a settembre. Avranno quindi una fotografia completa delle condizioni economiche in tutto il mondo e in tutti i settori. La BCE potrà accertare l’impatto del rialzo dei tassi sulla crescita economica prospettica. Su tali basi formulerà le proprie previsioni per l’ultimo trimestre del 2023. A quel punto scoprirà le proprie carte sull’orientamento di policy.

Nella geografia del G4 i PMI hanno già evidenziato un serio raffreddamento della crescita nelle economie avanzate all’inizio del terzo trimestre. Sul fronte dei prezzi abbiamo notato ancora una volta, tra le attese che le aziende hanno indicato nei sondaggi, ulteriori pressioni al ribasso degli input price.

La Cina ha riportato per il mese di luglio il dato PMI su manifattura e servizi: le rilevazioni confermano il consolidamento di una performance sotto tono con il Manufacturing PMI a quota 49.

È probabile che alla luce di tali considerazioni i consigli, soprattutto quello della BCE possa sospendere ulteriori rialzi.

Nell’attesa del Consiglio di settembre potremo seguire con attenzione gli sviluppi dell’Eur Irs a 10 anni: ribassi dall’attuale 3% sotto area 2,80% rappresenteranno un segnale proxy di conferma delle nostre attese.