Giovanni Ceci – Consigliere AITI e Responsabile Delegazione Sud e Isole
Lo scorso 28 marzo si è tenuto l’annuale convegno dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, nato nel 2013 e che in questa sua decima edizione, oltre a presentare i risultati della ricerca compiuta sul campione di 219.000 imprese con fatturato superiore a 500 mila euro e dedicata all’evoluzione del mercato del SCF in Italia e nel mondo, imprimeva già nel titolo – “Il Supply Chain Finance all’epoca dell’inflazione” – la dicotomia tra le tensioni nello scenario macroeconomico (polarizzate sulle politiche monetarie delle CB) e di contro le opportunità del SCF – orizzontalmente su micro, mid, large e corporate – volte in primis alla riduzione del ciclo di cassa e alla rimodulazione dei livelli di capitale circolante correlata all’emersione del fabbisogno finanziario dell’impresa.
In tale quadro di estrema incertezza, in cui convivono
- spirale inflazionistica (il FMI stima un’attesa al 2,9% nel 2024 in Eurozona, con tassi d’interesse che gonfiano le linee tradizionali di finanziamento delle imprese e che le previsioni più “pessimistiche” – Nouriel Roubini – danno al 6% negli USA e al 4% in Europa, per poter sostenere l’obiettivo di un ritorno al 2% dell’inflazione nel medio termine),
- volatilità dei prezzi delle materie prime,
- (ri)configurazione delle catene di distribuzione e logistiche,
- rischi geopolitici crescenti,
si rafforza ancor di più il ruolo del SCF come strumento in grado di mitigare le minacce e di ampliare le opportunità lungo l’intera filiera, ben oltre il primo livello di fornitura.
Protezione – in primis – e gestione a monte e a valle della supply chain che è quindi il vero l’obiettivo primario di questo ecosistema e che si esprime in particolare nell’attribuire ai capi filiera quel ruolo strategico di “ponte” a supporto di quei fornitori di minori dimensioni, con meno capacità contrattuale verso il sistema del credito, privi spesso di un’adeguata capacità finanziaria, con scarso accesso a strumenti in grado di smobilizzare e pianificare il rientro dei crediti e l’uscita dei debiti con tempi certi e costi funzionali agli obiettivi.
AITI è presente come Supporter dell’Osservatorio Supply Chain Finance fin dal 2017, con una relazione che si è sviluppata negli anni grazie alla partecipazione a eventi dell’Associazione, che recepiscono tematiche e istanze emergenti all’interno della Commissione SCF di AITI.
Per i dieci anni di attività dell’Osservatorio abbiamo voluto assumere la veste di cronisti, per andare a cogliere la testimonianza dei veri protagonisti del percorso di sviluppo e crescita dell’attività dell’Osservatorio che in Federico Caniato Direttore Scientifico e Antonella Moretto Direttrice Scientifica , sono stati il seme che ha germogliato l’Osservatorio e i Ricercatori Elisa Medina e Alessio Ronchini , hanno contributo a questa sessione che nei suoi contenuti vede la SCF un processo centrale nella gestione della tesoreria.
Federico Caniato
AITI: “Buongiorno Federico, complimenti per il convegno, ci aiuti a capire meglio l’evoluzione del Supply Chain Finance nell’ultimo anno?”
Federico Caniato: “Il mercato del Supply Chain Finance ha mostrato una leggera trasformazione dopo le contingenze che si sono verificate negli ultimi 3 anni. Le imprese hanno adottato sempre di più soluzioni innovative e di filiera, volte a supportare gli attori più deboli, che spesso sono rappresentati dai piccoli fornitori. Non a caso le soluzioni di Reverse Factoring, Confirming, Dynamic
Discounting e Carta di Credito sono cresciute percentualmente a doppia cifra nel 2021 e 2022, ciò nonostante il mercato non servito è ancora ampio: nel 2022 si è stimato un mercato potenziale medio tra i 525 e i 585 miliardi di euro, di cui solo circa il 23,5% risulterebbe essere servito dalle soluzioni di Supply Chain Finance, pari a 130 miliardi di euro.”
Antonella Moretto
AITI: “Buongiorno Antonella, quali sono i principali risultati emersi dal censimento delle start-up e quali le innovazioni principali da loro sviluppate a beneficio della filiera apportate?”
Antonella Moretto: “Negli ultimi 5 anni, il mondo del Supply Chain Finance ha visto la nascita di 199 start-up a livello mondiale. La maggior parte di esse hanno trovato spazio nel Nord America e in particolare negli Stati Uniti (66), ma ci sono state numerose evidenze anche in Inghilterra (18), India (12) e Singapore (12). Anche nel caso delle start-up Factoring e Reverse Factoring rappresentano le soluzioni maggiormente proposte, pur tuttavia abbiamo notato la presenza di alcune soluzioni innovative come il Deep-Tier Financing, con applicazioni sia a monte che a valle della filiera, e il Buy Now Pay Later nel segmento B2B. Da ultimo emerge – sebbene ancora in numero limitato – anche nelle start-up l’orientamento a a inglobare i rating ESG all’interno dei propri programmi di Supply Chain Finance, segno di come la dimensione sustainability stia diventando sempre più rilevante.”
Elisa Medina
AITI: “Buongiorno Elisa, una delle soluzioni più innovative è quella del Deep-Tier Financing, ci aiuti a capire meglio la soluzioni e quali benefici genera per la filiera?”
Elisa Medina: “Le soluzioni di Deep-Tier Financing nascono per supportare i fornitori a monte della filiera, oltre il primo livello di fornitura. Questi sono infatti spesso più deboli e hanno maggiore necessità di liquidità rispetto ai fornitori di primo livello, rimanendo però critici dal punto di vista della resilienza e sostenibilità delle filiere. L’Osservatorio ha identificato tre soluzioni di Deep-Tier Financing, che hanno modelli di funzionamento differenti, ma che possono supportare gli attori a monte delle filiere, più piccoli e deboli, tramite un accesso al credito facilitato e meno costoso, andando a supportarne la tracciabilità e la visibilità di filiera e permettendo al contempo lo sviluppo potenziale di pratiche di sostenibilità (vedasi uno scoring in chiave ESG dei fornitori) anche a monte nelle filiere.”
Alessio Ronchini
AITI: “Buongiorno Alessio, la trasformazione digitale ha avuto un impatto significativo sui processi di Supply Chain Finance e sull’intero ecosistema, ci aiuti a capirli meglio?”
Alessio Ronchini: “Il Supply Chain Finance ha vissuto e sta vivendo un processo di trasformazione verso il digitale che si può suddividere in tre fasi ben distinte. Inizialmente i provider di soluzioni procedevano a efficientare e digitalizzare i processi attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali, spesso piattaforme. Tali soluzioni erano ancora erogate come prodotti unici e non integrati. Dacché nasce la seconda
trasformazione, che ha iniziato a mutare anche l’ecosistema: i provider hanno iniziato a offrire le diverse soluzioni di SCF in maniera integrata su unica piattaforma, che consentisse di gestirle in modo univoco, e aprendola ad altri provider di servizi complementari e aggiuntivi, come nel caso dei PISP. Tuttavia gli ambienti creatisi risultavano ancora chiusi, ovvero il centro pivotale era rappresentato sempre da un unico istituto finanziario, fornitore delle soluzioni di SCF. Oggi, però, si sta andando verso una terza fase, in cui gli ambienti si stanno aprendo e il ruolo di pivot viene assunto dalle piattaforme stesse. Gli attori della supply chain richiedono una piattaforma aperta, che permetta di scegliere diverse soluzioni da diversi istituti finanziari, con l’integrazione di servizi aggiuntivi e complementari. Quest’ultima evoluzione – denominata platform thinking – è la tendenza digitale attuale, che sta già oggi ridisegnando l’intero ecosistema.”